Una manifestazione per la pace a Roma e una a Milano per la fine della guerra in Ucraina.
Manifestazione per la pace: cos’è successo al paese
Per non essere da meno al paese ne misero in piedi tre. La prima era organizzata dalla pro loco, che aveva riempito la piazza di stand gastronomici e di bancarelle di vestiti usati, la seconda dalla parrocchia, che anche senza avere un parroco per manifestazione intendeva una comitiva di vecchiette che recitavano il rosario, la terza dall’associazione dei cacciatori. Infatti si presentarono armati fino ai denti.
Il sindaco, per evitare di scontentare qualcuno, era andato al mare.
La situazione non era chiarissima, per cui si vedevano sventolare fianco a fianco bandiere dell’Ucraina, della Russia, vecchie bandiere della Ferrari e un tricolore con lo stemma sabaudo al centro. Said aveva capito che era una manifestazione contro la pace e si era presentato in mezzo alle vecchiette col bandierone dell’Isis, che alle prime proteste venne sostituito da uno della Juventus.
Solo che il paese era piccolo e quindi dopo che ciascuna manifestazione ebbe gironzolato per una mezz’ora per un pezzo di paese si ritrovarono tutti insieme nella piazza.
E la pro loco lo sapeva benissimo.
Maria Addolorata Furente, l’anziana femminista del paese, aveva portato un lenzuolo bianco.
“Ci saranno sicuramente delle giovani militanti capaci di scriverci sopra con le bombolette”.
Ma le ragazze del paese erano state ingaggiate dalla pro loco per gli stand, mentre le altre stavano su Instagram a fare delle storie, per cui fu costretta a chiedere a Giusberto, il pallonaro del paese.
“Scriviamo: bombardiamo il patriarcato” sentenziò imperiosa, e anche un po’ schifata, perché Giusberto era maschio.
“Ma è una manifestazione per la pace!” ribatté Giusberto. Aggiungendo che di guerre lui ne aveva combattute abbastanza.
Prese la parola Pino, il rappresentante della comunità LGBTQ+:
“Scriviamo: no alle guerre, alla Russia omofoba e alla transfobia”.
“Si può scrivere solo no alla guerra?” propose pacifico Alexandru.
“Ecco, ci mancava il russo omofobo infiltrato!” esclamò Pino.
“Ma io sono rumeno…” ribattè pacifico lui.
“Russi, rumeni… vicini di casa, tutti omofobi siete!” commentò l’altro, cancellando con una sola frase rabbiosa Ucraina e Moldavia.
“Fascisti! Fascisti!” urlò qualcuno. Ma non si capiva bene con chi ce l’avesse.
“Siete solo dei gobbi, juventini da quattro soldi!”.
Il poeta del paese se ne stava in disparte, silenzioso, ad osservare quegli animi che si stavano incendiando.
Le più accanite sembravano le vecchiette con i rosari.
Stavano quasi venendo alle mani. Poi per fortuna arrivarono i cacciatori, che essendo armati incutevano abbastanza timore e gli animi si placarono.
“Perché non ne parliamo con due salsicce sotto i denti?” propose sorridendo il presidente della pro loco, che sapeva di dover pagare tutti quegli stand.
Durante quella merenda ci fu una grossa discussione, perché avevano finito la coca cola, erano rimaste solo quelle “zero” e Zoldan, il cultore di arti marziali e attaccabrighe del paese, si rifiutava di pagare:
“Perché devo pagarla se ha zero zuccheri? Chi è che pagherebbe per il vino ‘zero alcol’?”.
Ma la polemica venne stroncata sul nascere dal ritrovamento di una bottiglietta di chinotto.
E così a pancia piena i manifestanti concordarono poi sulla frase da scrivere sul lenzuolo:
“Basta guerra, fame nel mondo e coca zero”.
Qualcuno pensò fosse anche un segnale contro il narcotraffico, per cui non ci furono opposizioni.
Sventolarono un po’ quel lenzuolo, finirono le scorte di salsicce e il pomeriggio finì in chiacchiere domenicali e vino.
Poi alla sera c’era una miniserie su Padre Pio in TV, quindi si salutarono e lasciarono tutto lì così com’era, archiviando anche quella manifestazione per la pace, tutti convinti di aver fatto un gesto diplomatico importante.
Solo il poeta aspettò la notte e l’arrivo della luna. E sotto la sua luce persino quella frase sembrava aver trovato un senso.
Lascia un commento