Poesia SEO, versi proibiti, versi inutili.
Ma da ogni lutto una fenice rinasce
“Poesia dappertutto” come un folle ripeto con ogni fiato, in ogni angolo del creato.
E un giorno, lo so, sarò pure ascoltato.
Ho fatto poesia NFT, poesia ASMR, Code poetry, Instapoesia e poesie su wattpad;
e ho ficcato versi sulla sabbia, sulla pelle, sui muri e sui sassi.
Ammassi di parole vuote cercano senso, cercano spazio;
fa parte del mio sacerdozio.
Mondi digitali vasti quando un bit.
crani analogici finiscono la RAM;
e che direbbero i poeti di questo imperialismo linguistico?
SEO è una lingua, un codice, un segreto,
una tecnica, un mistero, un’alchimia,
non poteva mancare la poesia.
Ho sognato una poesia, ho provato a partorirla – è così difficile far vibrare i codici.
Un giorno un camoscio correva su una montagna,
digitava fra i sassi parole silenziose.
In quell’armonia ho trovato codici
arcani e misteriosi, eppure così semplici.
Sotto un arcobaleno di pixel versi immortali, finché c’è elettricità.
Può la poesia passare attraverso gli alambicchi SEO?
Possono versi poetici, ponte fra di qua e di là
fra reale e sognato
fra illusione e mistero
scendere a patti con le robotiche regole di un motore di ricerca?
Algoritmi esecutori implacabili
di umane divinità che parlano inglese.
Italici poetucoli incastrati fra lacrime di stizza e libri invenduti
eppure l’italiano è la lingua più bella del mondo
non si parla, si canta;
e si balla, e si sogna,
ma può sopravvivere fra le fauci del cerbero Google?
E questo esperimento, stralunato e insensato, degno di un poeta malato,
pone una semplice domanda: in quelle fauci,
fra quelle zanne digitali,
ci può essere poesia?
Ma la risposta, amici miei, cercatela da voi.
Cercate “Poesia SEO” nel motore di ricerca
– Google, si intende –
e scoprirete chi sta in cima, all’incirca.
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