Pittura e poesia: due mondi che si rincorrono sin da tempi dimenticati. Oggi, nel contesto dell’arte contemporanea queste due arti possono trovare un nuovo e inedito connubio.
Ut pictura poesis
Ma andiamo con ordine. L’incontro e il confronto fra le due forme artistiche è antichissimo.
“La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla” sosteneva il poeta greco Simonide (556-468 a.C.), stando almeno a quanto riportava Plutarco cinque secoli dopo. Questa concezione è sopravvissuta nel tempo, se è vero che molti secoli dopo Leonardo da Vinci annota, nel “Trattato della Pittura”: “la pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca”.
A questa concezione fa eco un’idea ancora più radicale, riassunta da Orazio nell’Ars poetica, nel I sec. a.C: “Ut pictura poesis”, “la poesia è come la pittura”.
Queste concezioni hanno fatto sì che poesia e arti visive abbiano sempre mantenuto un rapporto.
Il rapporto fra pittura e poesia
Intanto tramite la reciproca ispirazione. Poeti hanno scritto “ecfrasi” (descrizioni verbali di opere visive) sin dai tempi di Omero e dello scudo di Achille nel libro XVIII dell’Iliade. E pittori hanno preso ispirazione da poesie ogni volta che hanno rappresentato, per esempio, un mito narrato dall’epica.
E di certo spesso lo stesso soggetto ha preso due distinte vie interpretative: una che l’ha portato a farsi verso e l’altra che l’ha trasformato in immagine.
Versi e immagini hanno però spesso trovato modo di incontrarsi in modo molto più intimo. Non solo nella compresenza nel medesimo artista di un pittore e di un poeta, come è successo a moltissimi, da Michelangelo a De Chirico. Ma anche con la produzione di opere che mischiano parole e immagini.
Già nel III sec. a.C. Teocrito con la sua Siringa dava forma ai versi, componendo insieme una poesia e un’opera visiva. Da allora moltissimi sono stati gli artisti che hanno trasformato il significante di una poesia in un’opera visiva, da Mallarmé, per passare a Guillaume Apollinaire con i suoi calligrammi, arrivando alle sperimentazioni del Futurismo, per sfociare, per limitarsi all’Italia, alla poesia visiva di Lamberto Pignotti o Ketty La Rocca. Il poeta si fa pittore e il pittore si fa poeta.
Anche i pittori hanno infatti spesso inserito parole nelle loro opere. Un esempio per tutti, emblematico e arcinoto, l’opera di René Magritte “Ceci n’est pas une pipe”.
E oggi? Oggi bisogna ragionare in termini di villaggio globale e di tecnologia, come spiego in un altro post in cui dico la mia sul rapporto tra arte e poesia, anche grazie alla tecnologia.
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