Parole e musica sono una coppia che ha litigato parecchio nel corso della storia. E oggi che succede?
Parole e musica nella storia lontana
Parole e musica in tempi lontani formavano un perfetto connubio. Nell’antichità greca e romana, ma anche in quella ebraica e probabilmente un po’ ovunque, non si poteva immaginare una poesia che non fosse accompagnata da un qualche strumento musicale, in particolare dalla lira. D’altra parte in Occidente quello che noi oggi chiamiamo poesia si chiamava proprio “lirica”. Al centro stava la parola, con la sua forza che connette la mente al cielo, declinata in chiave ritmica, mentre la musica accompagnava quel ritmo gonfio di significato portando e sottolineando con la melodia la carica emotiva.
Omero, i lirici greci, gli autori latini… Tutti scrivevano parole su note che correvano nell’aria. Anche quando la letteratura italiana riparte, con Francesco d’Assisi, ci troviamo di fronte a parole, come quelle del Cantico delle creature, che si fanno ritmo e vengono accompagnate da una melodia, scritta da Francesco d’Assisi stesso.
Il lento divorzio fra parole e musica
A un certo punto però succede qualcosa. La parola va in una direzione, la musica dall’altra. Parole e musica si separano. Una separazione silenziosa, ma non per questo meno dolorosa per i figli.
La poesia va in una direzione che la conduce lentamente, attraverso i secoli, in una dimensione sempre più autoreferenziale, come una nave che si arena sulla sabbia della storia. Diventa sempre più impermeabile al suono del presente, che nel corso degli anni diventa sinfonico, assorbe ritmi africani e compie rielaborazioni sempre più tecnologiche. Ma oggi il mondo dei poeti contemporanei, o almeno una parte di esso, è pronto a un grande salto, a un grande cambiamento.
Dall’altro lato la musica perde il senso della parola. Ma è un processo che parte da lontano e che dura parecchi secoli. Già alcune delle più belle arie dei grandi operisti hanno testi di valore poetico nullo. Prendiamo “Sull’aria” da Le nozze di Figaro di Mozart. La musica è straordinariamente bella.
Il testo è questo
Sull’aria…
Che soave zeffiretto…
Zeffiretto…
Questa sera spirerà…
Questa sera spirerà…
Sotto i pini del boschetto
Sotto i pini…
Sotto i pini del boschetto.
Sotto i pini del boschetto.
Ei già il resto capirà.
Certo, certo il capirà.
Credo non ci sia bisogno di sottolineare la pessima qualità di questo testo.
O vogliamo parlare, per esempio, di Rossini? Il suo capolavoro, il Barbiere di Siviglia?
C’è qualcuno capace di fare appunti alla musica?
Poi fermiamoci sul testo:
Zitti, zitti, piano, piano,
Non facciamo confusione;
Per la scala del balcone
Presto andiamo via di qua.
Non che non esistano eccezioni. Ma il rapporto fra parole e musica sembra radicalmente sbilanciato in favore della musica.
Da qui al grande successo del 2010 di Duck Sauce il passo è breve. E il testo è
Barbra Streisand
Woo woo woo woo woo woo woo
Parole e musica oggi
Oggi la musica è cambiata parecchio. Ed il mondo corre molto veloce. La tecnologia comporta una continua rivoluzione. Prima l’arrivo dei vinili, poi il passaggio alle cassette, poi ai CD, poi al digitale, ora l’arrivo degli NFT… Qualcosa di nuovo è oltre la porta.
E la domanda è: che ne sarà del rapporto fra parole e musica?
A Sanremo nel 2022 è successo qualcosa di grosso. Sui testi di Sanremo 2022 ho espresso un’opinione critica, ma il fatto che sia stata letta una poesia a Sanremo, una poesia contemporanea sul palco ha creato un precedente. Credo sia arrivato il momento di una nuova grande alleanza fra poesia e musica. I grandi esempi, solo in Italia, di Battiato o Dalla ci dicono che si può fare musica straordinaria valorizzando la qualità del testo.
Ma servono poeti che donino al mondo musicale la propria ricerca artistica.
Artisti di tutto il mondo uniamoci.
Lascia un commento