NFT e arte. Il binomio è possibile?
Cosa pensa Brian Eno
Brian Eno, in una recente e molto interessante intervista a crypto syllabus ha puntato il dito contro ciò che sta succedendo nel mondo degli NFT in maniera molto chiara. La sua accusa è che essenzialmente gli NFT siano solo lo strumento per portare gli artisti nella “finanziarizzazione” e per trasformarli in attori del capitalismo globale ( “Che bello – ora anche gli artisti possono diventare stronzi capitalisti”), senza nessun risvolto artistico (“ora vedo solo imbroglioni in cerca di fessi”).
Il problema è che Brian Eno ha ragione. Essendo uno dei primi poeti al mondo che ha provato e prova a fare poesia digitale e a metterla nei mondi NFT trovo che l’analisi di Brian Eno sia impeccabile. D’altra parte lui è un artista vero. E chiunque abbia fatto un cammino artistico – che sia illustre come il suo o piccolo come il mio – sente che qualcosa non quadra.
Numeri o arte?
C’è troppa attenzione a numeri, soldi e classifiche, pochissimo interesse per il significato, il messaggio delle opere che vengono vendute. E così youtubers, influencers e celebrità diventano d’un colpo artisti.
D’altra parte se l’unica qualità richiesta ai creatori NFT è quella di essere bravi nel marketing, per forza si selezioneranno solo quelle persone il cui unico obiettivo è guadagnare, fatto che difficilmente si concilia con l’anima di chi si è lasciato scegliere dall’arte.
Se avessi voluto principalmente fare i soldi avrei avuto una carriera differente come genere differente di persona. Probabilmente non avrei scelto di essere un artista
Brian Eno
Quindi se la direzione del rapporto tra NFT e arte non cambia quantopiù un creatore salirà le classifiche, tantopiù si sarà certi che quello non è un artista.
Ma gli NFT restano una tecnologia che offre potenzialità enormi. Rivoluzionarie, e non necessariamente in senso anarco-capitalista. Penso al mio caso: come scrittore e poeta ho avuto e sto avendo le mie opportunità. Il mio progetto di poesia e musica invece, essendo io un artista di periferia, lontano dai circuiti musicali che contano (Brian, mi leggi?) stenta a decollare e posso vedere negli NFT un’opportunità per esprimermi in modo più compiuto. Ma devo confrontarmi, o forse competere, non con artisti, ma con giovani esperti di marketing.
Quindi ora le strade possibili sono due per NFT e arte:
- La tendenza rimarrà la stessa, i mercati NFT si riempiranno di creatori sedicenti artisti che screditeranno in modo irrevocabile l’ambiente NFT. Il mondo e la tradizione artistica rimarranno sostanzialmente estranee da questo fenomeno. E questa tecnologia finirà per essere utilizzata per altri scopi, che siano i videogiochi o la gestione della proprietà. Ma l’arte rimarrà altro.
- Il mondo dell’arte (o meglio, delle arti) deciderà di entrare nei circuiti NFT, imporrà la sua forza mediatica e di influenza e creerà dei momenti e delle forme di selezione artistica che non siano basate solo sull’avidità temporanea di giovani (e magari poco istruiti) detentori di portafogli di criptovalute.
Io sono fiducioso. Io credo che l’arte sia prima di tutto profezia e non potrà ignorare a lungo questa significativa fetta di mondo che si è buttata nei metaversi.
Quale sarà alla fine il rapporto fra NFT e arte?
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