Poeti contemporanei fioriscono ogni giorno. Tutto sommato siamo tutti poeti, come diciamo noi di Rinascimento poetico.
Chi sono i poeti contemporanei?
I poeti contemporanei sono tutti coloro che scelgono di lasciare spazio a una ricerca poetica. Oggi la poesia fiorisce in ogni angolo del mondo, ad ogni latitudine e longitudine. Soprattutto negli angoli digitali del web.
Poi ci sono gli analogici. C’è chi scrive sillogi poetiche, c’è chi le va a leggere sperando di venderle, c’è chi vuole diventare famoso con le frasi su instagram, c’è chi si accuccia all’ombra del potere sperando caschi qualche briciola. Tutto ricorda molto il “900.
Io li rispetto tutti e cerco di non giudicare nessuno: ognuno ha una propria ricerca poetica e ognuno sceglie cosa fare di sé e dei proprio versi.
Io credo di essere il più strano fra i poeti contemporanei.
Sì, credo di essere il più strano: non scrivo libri di poesia, convinto che la carta sia morta. Al massimo li regalo. Scrivo poesie sui muri, sulla pelle, sulla sabbia, la infilo nei romanzi, nelle dirette su instagram, negli spettacoli a teatro. (A proposito, la foto che ho messo è tratta dal debutto di un mio spettacolo di poesia a Carpi. Se vi interessa portarlo nella vostra città contattatemi).
Non partecipo (più) ai concorsi: preferisco essere giudicato dalle nuvole e dalle querce.
Non frequento gruppi o laboratori di poesia (tranne ovviamente il nostro Rinascimento poetico, che comunque è più una famiglia che un movimento).
Non cerco maestri fra i viventi: mi sono già maestri gli alberi e i poeti passati all’eterno.
Non riesco a compiacere il potere: l’identità anarchica è radicata troppo a fondo nelle mie budella perché io riesca seriamente ad avere a che fare con i potenti. Non per niente faccio poesia NFT e sono finito nel mondo crypto dei metaversi e della blockchain.
Alla fine, ridotto così, destrutturato come una margherita passata dall’ultimo m’ama non m’ama, non so neppure se mai i poeti contemporanei mi accetteranno fra loro. Probabilmente no.
Ma a me tutto sommato non importa, non è quello il mio obiettivo.
L’obiettivo mio, e dei miei versi e di quello che faccio, sei tu.
E, se mi permetti e non ci resti male, prima ancora di te l’obiettivo della mia poesia sono io. Perché alla fine chi scrive lo fa per connettersi al mistero.
Poesia e metaverso
E poi c’è tutto il discorso legato alla tecnologia. Essendo stato uno dei primi al mondo a scommettere sulla poesia NFT, vantando una specie di primato fra i primi ad aver pensato a una letteratura NFT, qualche pensiero sullo sviluppo tecnologico ce l’ho. Se infatti chi fa poesia non vive nel proprio presente finisce per scrivere una poesia vecchia, che non imbriglia l’epoca in cui viviamo, non la traduce in arte.
Un po’ come se Ungaretti avesse scelto di far scrivere le proprie poesie dagli amanuensi su dei manoscritti.
Non so dove porterà questa strada degli NFT e della poesia nel metaverso. Magari in un vicolo cieco. Ma non si può smettere di tracciare sentieri nell’erba alta. Altrimenti ci fermeremo tutti e addio ricerca artistica.
Pensano a questo i poeti contemporanei?
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