Tinder funziona! Eccome se funziona! Ho già descritto il meccanismo. Ora vediamo come utilizzarlo nel migliore dei modi.
Il primo lavoro da fare è sull’aspettativa. A parte scherzi delle iene, su tinder non si iscrive la supermodella o l’erede al trono di Svezia. Se sei uomo non ti aspettare di fare un click e trovarti a casa Selena Gomez seminuda, se sei donna non illuderti di essere rapita di lì a breve da Ashton Kutcher su un cavallo bianco.
Anche se poi a volte la vita lascia regali inaspettati.
Il secondo lavoro da fare è sull’obiettivo. Stiamo parlando di una app usata da chiunque, dove si trova un ginepraio di desideri decomposti. Bisogna calibrare bene l’obiettivo: decidi subito se vuoi svago temporaneo, semplice conoscenza o apertura al mistero. Altrimenti il rischio è di finire a fare ciò che non ti aspetti con la persona più sbagliata del mondo.
Il terzo lavoro da fare è sulla sincerità. É inutile che tu esponga addominali da premio Nobel del fitness se poi all’incontro reale porti con te il tuo amato ciambellotto di carne, non serve a nulla raccontare che sei una donna all’antica se poi gliel’hai già data prima ancora di stringergli la mano. Fare un tuffo nella sincerità di se stessi è il modo migliore per far scorrere nel modo più fluido tutto il gioco.
Il quarto lavoro da fare perché Tinder funzioni è sul matching. Se vedi una ragazza bellissima, che però scrive “NO ONS” e tu inizi a tempestarla di foto nudo non hai capito cosa significa incastrarsi. Viceversa se trovi un ragazzo che ti piace ma la sua foto più vestita lo ritrae in perizoma, perché usare con lui una strategia da innamorati che veleggiano verso il matrimonio?
Insomma, tinder funziona, ma solo se lo usiamo con un po’ di sale nella zucca. E chissà, magari ci troveremo anche un po’ di poesia.
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