Chiusura teatri e cinema: da questa classe politica non ci si poteva aspettare altro

Chiusura teatri e cinema

Chiusura teatri e cinema: qualcuno si meraviglia? Davvero qualcuno ora fa la faccia sorpresa? Forse non ci siamo accorti della realtà che ci sfila sotto al naso?

Questa classe politica fonda il proprio potere sull’ignoranza della gente. Perché diciamolo, se questo fosse un popolo che ha letto almeno un libro questo governo non amministrerebbe neanche un gruppo su Facebook.

Ma abbiamo preferito il Grande Fratello alla Poesia, gli stadi alle biblioteche, Mark Caltagirone a Umberto Eco.

E ora siamo a un passo, a un solo passo, da quella che Polibio definiva “oclocrazia“.

Come ci si può allora meravigliare se qualunque occasione è buona per impoverire quei luoghi dove si forma il pensiero critico?

I teatri e i cinema erano già stati messi in sicurezza (come d’altra parte anche le chiese). Non ci sono stati focolai in cinema o in teatri. Come ha fatto autorevolmente notare Paolo Mieli “su quasi 350mila spettatori monitorati da giugno ad ottobre si sia registrato un solo contagio”.

Quindi perché chiuderli?

Ha ragione il Maestro Riccardo Muti: ” L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo “.

Nel caso di questa classe politica l’impoverimento ha oramai raggiunto un punto di non ritorno. E non possono rischiare che qualcuno se ne accorga.

Mandare a comandare persone mediocri implica il fatto che i suddetti – in modo cosciente o inconscio – faranno tutto ciò che possono per portare anche tutti gli altri al loro livello.

Qualcuno ancora cerca di estrarre succo dalle rape?

E la chiusura dei teatri e dei cinema – chissà per quanto – avvicina ciascuno di noi ad essere ciò che questa gente vuole: consumatori acritici affogati in un mare di ignoranza. Persone senza gli strumenti per capire chi comanda e per conto di chi.

Cittadini obbedienti che torneranno a votarli alla prossima occasione.

La rivoluzione si fa con l’Arte, la poesia, il cinema e il teatro. Ciò che ci vietano di vivere.


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