Ragazzo morto a Marina di Ravenna il 13 giugno 2020. Io ero lì, per uno strano caso del destino, in quel bagno al mare dove non vado mai. Per la prima volta nella mia vita ho visto una persona morire.
Un tempo se avessi visto un ragazzo morto a Marina di Ravenna mi sarei affrettato a contattare il giornale giusto per scrivere la notizia.
Oggi ho sentito di fare diversamente. Quando tutto è finito sono andato a rintanarmi su una duna tra il Donna Rosa e il Peter Pan, guardando da lontano la gente che scorreva. E dalle dita mi sono usciti alcuni versi, una piccola poesia per imbrigliare le sensazioni del momento. Eccola qua. Condoglianze alla famiglia del ragazzo e ai suoi amici.
‘Non respira!’
Un po’ d’acqua è una trappola
per un corpo delicato.
‘Chiamate un medico!’
La spiaggia si anima
troppo lentamente.
‘Battito ne ha?’
Un bagnino di salvataggio
fa da mano alla salvezza.
‘Fate spazio!’.
La spiaggia si è svegliata
troppo tardi.
Suono di sirene e ambulanza.
‘Per quanto non ha respirato?’.
Tutti quei minuti sono troppi.
Siamo appesi a un filo
di ossigeno e illusione.
Riparte l’ambulanza.
Resta solo il vuoto
di un diciassettenne che se n’è andato.
Passa mezz’ora.
Ragazzini ridacchiano fra le parolacce
una mamma allatta una bambina.
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