Premio DeA Planeta 2020: una competizione che sulla carta sembrerebbe la più interessante del panorama italiano. 150.000 euro di premio al vincitore, traduzioni in varie lingue, insomma, un passo importante per la carriera di uno scrittore.
“Finalmente” mi sono detto “anche in Italia esiste un premio serio, fuori dalle solite logiche della casta”.
Ho allora deciso di partecipare alla seconda edizione. Sia ben chiaro: ai concorsi si partecipa e si vince o si perde, senza poi lamentarsi dicendo “è impossibile che non abbia vinto, la mia opera era la più bella del mondo!”. Io così ho sempre fatto, vincendone qualcuno, ottenendo piazzamenti in qualcun altro e rimanendo fra i non vincitori in tanti altri casi.
Questa volta però c’è qualcosa che non mi quadra. Qualcosa che non è legato alla frustrazione di non essere nella cinquina finalista. Ma è legato a numeri e procedure.
I primi sospetti
Innanzitutto l’articolo 2 del regolamento recita: “Raccolte di racconti, storie per ragazzi, poesie, saggi e testi teatrali sono esclusi dal Premio”. Cosa si intende per “storie per ragazzi”? Mi sembra una categoria giuridica poco chiara e da antico giurista mi viene il dubbio. Scrivo alla mail del premio il 17 febbraio per avere un chiarimento. Nessuna risposta. Strano, un premio serio avrà una segreteria che gestisce questo genere di delucidazioni, che non saranno poche.
L’iscrizione e il regolamento del premio DeA Planeta
Poi mi iscrivo al loro sito e scelgo un’opera da caricare. Le opere da regolamento devono essere lunghe minimo 360 mila battute. Per intenderci, diciamo che dipende da come è impaginato ma corrisponde a un libro che supera le 200 pagine.
Decido di dedicar loro il romanzo a cui ho lavorato nell’ultimo anno, un testo che forse ha qualche valore, se è vero che è seguito da un’agenzia internazionale. Lo carico. Mi viene chiesto di descriverlo. Se non ricordo male avevo a disposizione 1000 battute. 1000 battute per descrivere un romanzo. Per farvi capire, questo paragrafo è di 514 battute. E ho più o meno, o addirittura meno, per descrivere chi sono. Ma va bene, anche se con qualche sospetto decido di partecipare. Opera inviata. Sono in concorso.
Il regolamento recita che “Una commissione designata da DeA Planeta Libri realizzerà la lettura di tutte le opere ammesse al concorso e sceglierà le cinque opere che considererà migliori”.
Il 16 marzo un comunicato annuncia che sono state presentate 708 opere.
E qui i numeri iniziano a mettermi sull’attenti. Il regolamento recita che “Il sistema di valutazione e di selezione delle opere presentate sarà insindacabilmente stabilito da DeA Planeta Libri”. Qual è questo sistema nessuno ce lo dice. Ma i numeri restano numeri.
Questi numeri quadrano?
Per leggere un libro di 360.000 battute quanto tempo serve? Ho chiesto alla mia agente: realisticamente una giornata intera abbondante, più verosimilmente due giorni. “Però” aggiunge, “non è possibile per una persona leggere più di 3 libri a settimana, è troppo faticoso”. Bisogna inoltre considerare che il limite di lunghezza richiesto è minimo, è probabile che siano state presentate anche opere più lunghe. E bisogna considerare anche che chi legge l’opera dovrà scrivere delle considerazioni, una valutazione per poterlo confrontare con gli altri. Per essere realistici diciamo allora che ad ogni opera assegniamo 2 giorni di lavoro (ma ci siamo tenuti proprio bassi). Meno significherebbe fare le cose in fretta e quindi male. Un premio da 150 mila euro assegnato a un’opera letta in fretta?
Gli invii sono stati chiusi il 29 febbraio, quindi si spera che per serietà le valutazioni delle opere da parte della commissione siano iniziate dopo la chiusura. La cinquina finalista è stata annunciata il 2 aprile. 32 giorni (festivi inclusi) per valutare 708 romanzi. Ma sarà servito almeno un giorno per confrontarsi, 708 opere sono tante, quindi contiamo 31 giorni di lettura (inclusi festivi). Il calcolo è semplice: 708 opere, per 2 giorni di lettura, diviso 31 giorni di tempo. 45,67. Cioè 46. Questo è il numero delle persone che De Agostini avrebbe dovuto assumere a tempo pieno per dedicarsi per 32 giorni (senza contare domenica e festività) a leggere i romanzi. Se lo stesso calcolo lo facciamo rispettando i giorni festivi sarebbero servite 67,4 persone. Se poi diamo retta all’agente e immaginiamo che in una settimana una persona non possa leggere più di 3 libri allora il numero di persone diventa 59.
Badate bene che se applichiamo lo stesso ragionamento all’edizione precedente, la prima, dobbiamo farlo sapendo che le opere valutate sono state 1169. Che dovrebbero implicare tra le 75 e le 111 persone assunte per un mese.
Qual è la verità del Premio DeA Planeta?
Questa è stata la strada scelta da De Agostini? Sarebbe bello che lo facesse sapere, almeno ai partecipanti. Se volessero essere davvero trasparenti potrebbero anche scrivere l’elenco di queste persone. Perché diversamente i partecipanti potrebbero anche sentirsi presi in giro. O potrebbero magari pensare che le opere siano state valutate solo dalle mille battute di presentazione. O potrebbero magari chiedersi con quali altri criteri sia stata scelta la cinquina finalista e se le agenzie letterarie e le solite amicizie-raccomandazioni abbiano avuto un ruolo. Potrebbero insomma avere il legittimo dubbio che ci si trovi di fronte all’ennesimo premio all’italiana. A cui non ha nessun senso partecipare.
Scopriremo molte cose quando proclameranno il vincitore o la vincitrice. Nel frattempo, augurando a ciascuno il meglio, resto con i miei dubbi e le mie domande sul Premio Dea Planeta.
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