Diritto alla disconnessione: liberi da internet?

diritto alla disconnessione

Diritto alla disconnessione?

Diritto alla disconnessione? A molti potrebbe sembrare un concetto incomprensibile. Invece in Francia ci hanno fatto sopra una legge.

Ubriachi come siamo di questa nuova tecnologia non facciamo altro che ingurgitarne tutti gli artefatti. E non pensiamo che, come ogni strumento, anche questo richiede un uso saggio.

Oggi tutti pensano che chiunque debba essere sempre disponibile. Se chiamiamo qualcuno abbiamo la pretesa che risponda e che magari lo faccia ai primi squilli. Se poi non dovesse richiamare, ubris! Se dovessero poi non risponderci ad un messaggio su whatsapp scatta la crisi diplomatica.

Ma nessuno pensa che magari in quel momento la persona che chiamiamo o a cui scriviamo sta scalando una montagna, domando un toro o semplicemente facendosi i fatti propri.

Con questo spirito di fondo non suona strano che possano crearsi problemi fra datori di lavoro e dipendenti.

Una domenica in famiglia

Immaginiamo che sia domenica, voi state facendo una grigliata in pineta con famiglia e amici e il vostro capo vi mandi un messaggio per un problema di lavoro su whatsapp. Che fate? Ipotizziamo che siate un dipendente. Magari con un contratto precario. Pensate a non rispondere e ad aspettare che rinizi il giorno successivo l’orario di lavoro. Ma pensate anche che il capo si spazientirà e ve la farà pagare. Così arrivederci grigliata, famiglia e amici.

Ecco che allora, fra salsicce bruciate e la moglie scocciata, la connessione ad internet non vi sembra più una gran conquista ma una schiavitù. Vi rendete anzi conto che quel filo di tecnologia è un cappio che vi tiene legati 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 alla comunità lavorativa. Quel filo stritola la vostra identità individuale e vi fa essere solo un lavoratore.

Tempo libero!

Recentemente ho intervistato l’attore Lino Guanciale ed insieme abbiamo parlato della necessità che la Bellezza sia fruibile a tutti. Ma come può qualcuno dedicarsi alla Bellezza se non ha tempo per uscire dalle routine lavorative?

Che poi spesso accade che un lavoratore non abbia un cellulare aziendale e uno personale. Per cui lo stesso whatsapp in cui riceve i messaggi del capo lo usa per scambiare meme stupidi con gli amici della palestra o foto osè con l’amante. Così i due piani finiscono per fare cortocircuito.

Si può sperare che i datori di lavoro e i capi usino buon senso nell’uso dei nuovi mezzi di comunicazione con i dipendenti. Come si poteva sperare che facessero lavorare meno i minatori ottocenteschi in Galles o gli operai nelle fabbriche raccontate da Elio Petri in “la classe operaia va in paradiso”. Oppure si può fare come hanno fatto in Francia e inventarsi un modo per regolamentare la cosa. Magari sancendo un vero e proprio “diritto alla disconnessione”.

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