Solitudine. Una sensazione che ciascuno di noi prima o poi si ritrova dentro.
Non c’è niente di male o sbagliato ad averla: nasciamo soli, ci illudiamo di vivere in compagnia, e finisce che muoriamo soli.
La solitudine è parte di quel vuoto cosmico di cui siamo impastati: quel nulla intra atomico che è parte della nostra carne e del nostro sangue si fa sentire.
Ero a Malta, nell’autunno 2018. Stavo lavorando al lancio di un ristorante, inseguendo i miei progetti letterari della trilogia maltese.
Passavo le giornate a lavorare e le serate fuori nella movida dell’isola con il gruppo di amici che mi ero creato. Eppure a momenti percepivo una solitudine straziante.
Mi è venuta in soccorso la Poesia, che mi ha lasciato esprimere ciò che sentivo, esorcizzando il demone che mi tormentava. E per qualche istante l’isola non mi ha fatto sentire più solo.
L’ho registrata in modo molto provvisorio, nella stanzetta spartana che mi ha ospitato per tre mesi a Sliema, vicino a Quisisana. In un raro momento di silenzio ambientale, visto il consueto cantiere fuori dalla finestra, alla maniera maltese.
POESIA VIII SOLITUDINE
Cadono come castelli di carta
Le illusioni che illuminavano
I miei dintorni domestici
E mi ritrovo rabbioso,rassegnato e rantolante,
Solo con la sola solitudine.
È un fuoco buio che sale su per la gola,
Un baratro di nebbia in cui precipito all’infinito,
È un nulla che separa i miei atomi,
Un ferro che scardina il mio ego,
Sono io che annullo me stesso.
Dammi tre lettere e rivoluzionerò il mondo:
Da ‘io’ saremo ‘noi’
E non ci sarà più morte né caduta,
Buio o nulla,
Ma un unico ‘noi’ che brilla per sempre.
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