Capitolo IV – Un angelo
Fingere. Ho fatto l’unica cosa che potevo fare con quelle ragazze che mi avevano appena aperto una finestra sull’inferno. La serata è continuata con i loro sorrisi latini che si infrangevano sugli scogli della mia finzione. Ma appena le ho riportate a casa il mio cervello ha iniziato a macinare pensieri come un mulino impazzito. Il giorno dopo sono andato al pontile di Capoliveri, una piccola spiaggia dove vanno famiglie in vacanza. Mi sono rifugiato sulla cima del pontile, a circa tre metri di altezza e una cinquantina di distanza dalla spiaggia, e ho lasciato che i pensieri fluissero in solitudine. Negli ultimi giorni mi sono trovato davanti uno strano bambino con i piedi di capra, voci segrete della natura, un orco che mi inseguiva, tre ragazze che si sono trasformate in demoni. ‘Ho le allucinazioni, sto diventando pazzo’ ho pensato preoccupato. Stavo già pensando a quale psichiatra rivolgermi quando ho notato una ragazzina bionda nel mezzo della spiaggia. Era troppo piccola per richiamare i miei occhi di uomo, eppure non riuscivo a staccarli da lei. Aveva qualcosa di soprannaturale. Si è tuffata in mare e ha nuotato velocemente nella mia direzione. Ha fatto un lungo tratto sott’acqua ed è sbucata proprio all’altezza della cima del pontile esattamente sotto di me. E come uno schizzo sinfonico di Debussy la sua voce è arrivata dolcissima alle mie orecchie: ‘Tu non sei pazzo. Tu hai solo il coraggio di guardare ciò che gli altri non vogliono vedere’. Poi è tornata ad immergersi ed è sparita nel mare, come un angelo acquatico che ha appena compiuto il suo dovere. Mi ci sto quasi abituando. E se la realtà fosse veramente questa?
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