Capitolo II A Porto Azzurro
Ho cercato quell’esserino in lungo e in largo per tutto l’orto dei semplici. Ma non ho trovato anima viva. Stavo tornando verso la macchina quando da alcuni cespugli a fianco del sentiero è emerso un verso strano. Sembravano parole ma erano dette in un modo irripetibile, come fosse un intreccio di erbe e rami che venivano suonati dal vento del Tirreno. Mi sono avvicinato e ho sentito come un sussurro che mi ha accarezzato le orecchie: ‘salvala’. Mi sono fermato, con la testa che iniziava a rimproverarmi di avere le allucinazioni, e l’ho sentito chiaramente di nuovo: ‘salvala’. Poi di botto il vento si è fermato e io sono rimasto solo con me stesso e il mio dubbio di avere avuto le allucinazioni. Tornando verso Porto Azzurro pieno di pensieri in testa ho notato una piccola macchina azzurra scassatissima dietro di me. Non so perché ma ho avuto un presentimento. Allora al lungo rettilineo ho rallentato e quella invece di superarmi ha rallentato rimanendo dietro. Insospettito mi sono fermato a lato della strada e quella mi è passata davanti. Ed ho visto chi la guidava. I miei occhi sono rimasti impigliati nel viso di quell’uomo, talmente trasudante di cattiveria che sembrava vomitato lì dalle profondità dell’inferno. ‘Sarà un automobilista arrabbiato’ ho pensato. Ma non mi sono convinto. Anche perché poco dopo aver ripreso la marcia me lo sono ritrovato ancora alle calcagna. Si era fermato in una stradina laterale e aveva ripreso a seguirmi. Sono arrivato a Capoliveri ed era ancora dietro di me. Sono sceso verso Morcone ed era ancora lì. Ho girato per la Madonna delle Grazie e arrivati vicino alla chiesa si è fermato. Non ha girato altrove, si è proprio fermato. E ha continuato a guardarmi dalla sua macchina. Sono sceso dall’auto e mi sono nascosto in un sentiero che costeggia il mare. E lì ho buttato i miei occhi e la mia anima in cerca di risposte. Chi diavolo era quello? E soprattutto chi è che dovrei salvare e perché?
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