Lettera aperta al Sindaco di Ravenna Michele de Pascale intorno alle polemiche sul manifesto anti aborto
Caro Michele,
Recentemente hai guidato la costituzione di un comitato antifascista a Ravenna.
Come tutti sappiamo il fascismo è stato sconfitto, non solo militarmente, dalla vittoria delle grandi democrazie anglosassoni, che hanno poi trasferito anche in Italia il proprio modello.
Incastonato nel DNA di questo tipo di democrazia è la garanzia della pluralità delle idee e delle visioni del mondo, libere di esprimersi e di sostenere le proprie posizioni.
Molte persone aderiscono alla moderna ideologia femminista e considerano l’aborto un diritto delle donne. Molte altre persone ritengono che il diritto alla vita del nascituro debba prevalere sulla libertà della donna a disporre della nuova vita. E tutte liberamente manifestano la propria posizione.
Non si capisce perché le stesse istituzioni che investono le proprie energie per combattere il fascismo finiscano per fare una battaglia per la censura di una delle posizioni della cittadinanza.
Si è parlato di “violenza” della campagna.
Sono sempre stato il primo a chiedere rispetto nelle campagne pubbliche, specialmente nell’ottica della tutela dei minori. Ma in questo caso che violenza c’è?
Mostrare un feto e ricordare a tutti, donne incinta comprese, che tutti siamo stati un feto in che modo sarebbe violento? O addirittura “liberticida”? Perché afferma una verità talmente semplice e incontestabile da essere lapalissiana? Che questo mostri la grande falla dell’ideologia femminista, che come ogni ideologia non fa i conti con la realtà è chiaro. E quindi è chiaro perché le femministe si inaspriscano. Ma non è accettabile che le istituzioni le seguano.
Non è forse più violento il gesto di chi questi manifesti ha imbrattato? Allora perche non condannare piuttosto questi?
La dinamica della democrazia è la dialettica e il dialogo. Se ci si relaziona alle posizioni contrapposte evocando censure e azzittimenti semplicemente si esce dalla logica democratica. L’ultima volta che questo è successo in Italia erano i tempi del Minculpop. E da modesto scribacchino quando sento nell’aria l’odore della censura inizio a preoccuparmi.
Se questa è la via che si vuole intraprendere allora non capisco che senso poi abbia fare i comitati antifascisti.
Sono certo che ripenserai a questa tua posizione.
Un caro saluto
Paolo
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