Delitto e Castigo di Bogomolov. Avete presente il commento di Fantozzi alla Corazzata Potemkin? Ecco, qualcuno dovrà pur togliere il velo di ipocrisia che ci fa tutti finti intellettuali e farlo risuonare per lo spettacolo andato in scena all’Alighieri di Ravenna Delitto e Castigo di Bogomolov.
Che poi definire quel guazzabuglio di non senso “ispirato a Dostoevskij” è come pensare che “Natale in India” di Neri Parenti sia ispirato a Pirandello.
“Ma vogliono far ridere?” mi chiede perplessa dopo un po’ la mia vicina, un’abbonata incontrata per caso nel palco. Io non lo so. Perché non capisco proprio il legame fra gli elementi messi su quel palco: dei bianchi colorati da neri, personaggi con l’handicap, una canzone di “Bello Figo” emorroidi e sesso orale a volontà. Con quello Neri Parenti almeno fa delle gag. Qui invece è messo lì senza nessun nesso logico comprensibile. Almeno da me, che sono un semplice spettatore.
Una per tutti: la morta per fellatio da parte di un africano commenta: “I negri sono dolci come la nutella, la nutella è dolce come i negri”. Ma anche questo senza senso. Almeno Neri Parenti con una frase del genere mi avrebbe regalato, forse, un sorriso ignorante. Qui invece solo noia e perplessità.
Come proprio non ho capito il senso che poteva avere il crocifisso-manichino asessuato che va e che viene.
Con un naturale risultato di una noia mortale.
Gente ovviamente ce n’era poca, con galleria e loggione chiusi. Varie persone sono pure uscite durante lo spettacolo. Neppure la pubblicità indotta della cinquantina di manifestanti fuori ha aumentato il pubblico.
Il fatto è che gli attori erano pure bravi e si capiva. E invece anche nei monologhi, dove avrebbero potuto allietare il pubblico con la propria capacità artistica, recitano in modo monotono, evidentemente apposta. Ma perché? Per aggiungere noia alla noia?
Noiosa perplessità. Questa è l’unica cosa che mi sono portato via. Perplessità per quello che ho visto, ma soprattutto perplessità perché se ci penso trovo profondamente ingiusto ed offensivo nei confronti di noi spettatori proporci, anzi imporci, spettacoli del genere.
La libertà di espressione artistica deve sempre essere sovrana. E infatti l’augurio è che continuino a fare spettacoli del genere. Però nella tavernetta di casa propria, lasciando spazio nei teatri, per noi spettatori, a spettacoli quantomeno più appaganti.
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