Suburra non è solo quel film vedendo il quale qualunque italiano sceglierebbe di radere al suolo la città eterna con tutti quelli che ci abitano. Suburra è anche il romanzo di successo da cui quel film è stato tratto. Ed è sull’opera letteraria che propongo di mantenere l’attenzione sul mio canale di youtube.
Se guardiamo Roma con gli occhi che hanno usato Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo la sentenza che possiamo immaginare è solo di condanna netta e senza appello. L’intreccio orgiastico di potere, corruzione, disumanizzazione sembra essere il filo conduttore di una storia che per quanto incredibile è più che verosimile.
Anzi. Leggendo le cronache romane sembra quasi che gli autori del libro siano stati sin troppo buoni e non ci abbiano fatto affacciare veramente nelle profondità del baratro della Grande Babilonia latina. E allora Marino, la Raggi e tutto quel complesso di personaggi che recitano la commedia romana appaiono sul nostro palco come disperati e senza scampo.
Eppure si possono indossare anche lenti diverse per guardare Roma. Come quelle del Marchese del Grillo. Questo straordinario film di Monicelli racconta la corruzione del “700 e dell’”800 romano, che non ha nulla da invidiare a quella di oggi. Succedono cose che fanno rabbrividire per l’ingiustizia che portano con sè.
Eppure in questo film non si sentono risuonare condanne, né fa la sua comparsa lo stridore di denti della visione contemporanea. Roma viene accolta e abbracciata sin nella sua identità più cialtronesca, ingiusta, disumana.
La domanda che si incastra fra questo libro e questo film è: quella che vediamo e conosciamo è l’unica Roma possibile? La corruzione e l’ingiustizia fanno parte della sua natura più profonda, e quindi l’Italia sarà sempre costretta a subirle?
Dunque meglio la condanna di Suburra o l’assoluzione del Marchese del Grillo? Da che parte stai? Vieni a scrivermelo nei commenti del video!
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