Tiziana Cantone. Un nome che ci ricorda quanto bestiale puoi essere anche tu
Cara Tiziana Cantone,
non ci siamo mai conosciuti ma sento l’impulso di scriverti. In questi giorni hai guadagnato una visibilità mediatica pari forse a quella che ti avevano donato i tuoi video.
Perché ne scrivo? Perché questo episodio mi ha colpito in faccia come una palla da tennis sparata da Federer.
Quando si è in una comunità, e su internet ci siamo sempre, siamo tutti responsabili gli uni per gli altri.
Ti abbiamo fatto morire.
Eri bellissima e sensualissima. Tutti ti avremmo voluta conoscere da viva. Ed è proprio in questo desiderio che è nato l’inizio della tua fine.
Tiziana Cantone: un nome che magari avresti voluto venisse ricordato per un successo professionale, per una apparizione in tv, o magari per una bella creatura che avresti potuto creare.
Invece questo tuo nome, Tiziana Cantone, verrà ricordato per un intreccio di pornografia e morte che lascia sgomenti.
Questa storia che ci racconti come protagonista è molto triste. Intanto perché hai scelto l’epilogo è il più tragico che mai si sarebbe potuto scrivere. Quando una persona si suicida c’è tutta una società intorno che non funziona. Una preghiera per te, Tiziana. L’unica cosa che ora possiamo fare.
Ancora: la tua storia è triste perché ci ricordi in modo molto evidente che in quest’epoca la privacy è un bene più prezioso dei diamanti, e ti può essere strappato con un semplice click. Da un momento all’altro un tuo momento intimo e segreto può diventare cibo per gli occhi vogliosi di un’intera nazione. Che non ha remore a entrare nelle tue stanze più segrete e nascoste.
Ma soprattutto è tutto molto triste perché ci ricorda quanto grande sia dentro di noi l’istinto della bestia. Quei video li abbiamo visti tutti. Li ho visti io, li hai visti chi sta leggendo, li ha visti il tuo vicino di casa moralista.
E non credo a nessuno di quelli che ora dicono “mi ero indignato”. Li abbiamo tutti visti con curiosità voyeuristica e spesso anche con l’auspicio che ne seguissero altri. Abbiamo partecipato di questa follia collettiva ridendo e scherzando, eccitandoci e trattando un essere umano come un pezzo di carne con cui sfamare la bestia che è in noi.
Ma cosa ci fosse dietro a quelle immagini non se l’è chiesto nessuno.
Serve a poco, anzi a nulla, Tiziana. Ma voglio chiederti scusa. Cerco il tuo perdono per aver partecipato della superficialità che ti ha schiacciata sotto il suo peso.
Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescat in pace. Amen.
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