Ravenna Festival: una città si incontra e ritrova l’orgoglio di sè
Ravenna Festival. Sono stato al concerto di Riccardo Muti in occasione del Ravenna Festival. Come ogni anno da tempo immemorabile. Ora sarebbe facile dire che è stata un’esecuzione impeccabile, o spingermi oltre le mie doti di semplice appassionato di musica classica per azzardare giudizi tecnici. D’altra parte Muti è il miglior direttore d’orchestra del mondo, non sarebbe difficile.
Invece quello che mi sento di condividere è altro. Qualcosa che sta sotto la musica e che in un certo senso dalla musica viene condotto.
Ed è il senso di “noi” che questo evento riesce ancora, dopo tanti anni, a suscitare dal profondo.
Alla faccia di quelli che si lamentano sempre di Ravenna, c’è una città che si incontra e che riempiendo il Pala de Andrè dichiara di avere consapevolezza della fortuna di avere Muti tra noi.
C’è una città che non sarà fatta di critici musicali ma che sceglie di spendere i propri soldi per essere presente a questo evento.
C’è una città che è tanto strana, piena com’è di tutto quello che si ritrova nella pancia, con invidie, gelosie e piccolezze basso borghesi, in un tripudio di emozioni chiare e scure che si mischiano come le tessere dei mosaici di San Vitale fino a formare l’immagine di sè.
Eppure di fronte al Bello è ancora capace di fermarsi e di riconoscere il senso del sublime.
E poi c’è un sacco di gente che viene da fuori che resta impressionata da quanto pieno sia il Pala De Andrè.
Insomma, tutto questo per dire, sommessamente, che sono uscito da quel concerto di sicuro allietato nello spirito per la buona musica. Ma ancor più pieno di orgoglio perchè nonostante tutto anche noi ravegnani qualcosa di buono riusciamo ancora a farlo.
Un grazie personale alla famiglia Muti e a Ravenna Festival.
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