Treno Ravenna Bologna: un’avventura da fare una volta in una vita
Treno Ravenna Bologna. Sono salito su un treno Ravenna Bologna. Arrivo in stazione e salgo. Fuori fanno 0 gradi. Dentro -2. Ma ci metto un po’ a rendermene conto. Devo aspettare il primo ruggito di un orso bianco. E capisco anche che non è una carrozza passeggeri ma una cella frigorifera.
Dopo mezz’ora passa un controllore, vestito come un inuit, per dire a me e agli altri due yeti che possiamo spostarci in una carrozza più calda.
Ci alziamo e apriamo la porta. 35 gradi. C’è gente in costume e altra con l’asciugamano che chiede se c’è anche un hammam.
Davanti a noi si aprono praterie sterminate. Sono presenti rappresentanti di tutte le tribù di Senegal, Congo e Burkina Faso. Si stanno alleando perché un carovana di schiavisti del Corno d’Africa sta selezionando i nuovi schiavi da portare alla Mecca.
Arriviamo a Godo. Guardo fuori ed è già primavera. Ma non so di che anno.
Il controllore cerca di controllare i biglietti, ma di fronte ad un’armata di guerrieri Masai è costretto a far finta di nulla. Anche perché stanno per muovere guerra a un gruppo di islamici che sta pregando Allah alla maniera maomettana fuori dal bagno.
Cerco da sedermi e trovo posto vicino ad una comunità di ROM che si sta spartendo gli ultimi cavalli rubati. All’altezza di Russi due di questi ROM innamorati iniziano uno splendido matrimonio zingaro.
Arrivati a Castelbolognese la coppia ha già avuto 3 figli, di cui uno ha iniziato il liceo, e ha avuto tempo per divorziare.
Chiacchierando con i compagni di viaggio riesco ad imparare un sacco di lingue: l’urdu, l’arabo, e alcune lingue morte mediorientali.
Siamo arrivati quasi ad Imola quando mi rendo conto che non ho più denti, ho i capelli bianchi e radi e una gran voglia di andare a vedere un cantiere.
Purtroppo non arrivo a Bologna e termino il mio cammino terreno poco prima di Castel San Pietro.
Ma ne valeva la pena. Prendere un treno Ravenna Bologna è un’avventura che vale una vita.
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