Campioni d’Europa 2021. In pochissimi se lo aspettavano. Personalmente avevo deciso di non guardare gli Europei. Anzi, ero determinato, determinatissimo a ignorarli completamente.
Ero e sono stufo di un calcio che si stende su un palcoscenico pieno di marionette che illudono solo i bambini meno svegli. Ciò che sta sotto al palco mi fa rabbrividere.
“Hai visto la partita?” mi chiedevano dopo ogni scontro.
“Di quale sport?” rispondevo antipatico e snobissimo.
È la sera dea finale. Io ho trovato una scusa per essere lontano da qualunque TV. Passeggio per Portoferraio con la mia zia centenaria. Incontriamo solo ragazzine che si inteneriscono per l’inusuale accoppiata.
Torniamo a casa. È iniziato il secondo tempo e io ho intuito decodificando le urla che stiamo perdendo. Sento qualcosa dentro.
“Vado un attimo a salutare i vicini” dico alla zia.
Corro verso il televisore più vicino. In un attimo sono un tutt’uno con gli uomini della casa a fianco.
Mi godo la partita come quando da adolescente gettavo il mio cuore nella scalata della squadra della mia città, il Ravenna, alla serie B.
Sento in tutto il corpo la vibrazione della vittoria.
Non sono solo campioni d’Europa 2021. Quei ragazzi sono coloro che mi hanno fatto fare pace con il calcio dopo così tanti anni.
Mi hanno fatto fare la pace, anche se solo per qualche istante, con l’Italia.
A loro dedico allora questi pochi versi nati fra i clscson e le grida che hanno accompagnato i miei festeggiamenti.
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