La nota scrittrice Dacia Maraini sulle pagine del Corriere della Sera ha accostato il movimento delle sardine a Gesù. Quale sarebbe il parallelo? Che entrambi avrebbero portato gli esseri umani dalla misoginia patriarcale – e dalla guerra – a un nuovo mondo.
Le Sacre Scritture a volte basterebbe leggerle per trovare sulla bocca di Gesù frasi come questa: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34). Tanto per citarne una.
Ma non importa. In questo Paese, e non solo, spesso si intende la cultura come un mero strumento di propaganda del pensiero unico femminista ed egalitarista. E con questo filtro qualunque scempiaggine assume un senso. Anche quando piega le verità più evidenti.
Immaginiamo cosa sarebbe successo se un altro scrittore – magari pure colpevole di essere maschio – avesse anche solo accennato un paragone tra Gesù e i leghisti o la Meloni, o prima lo avesse fatto con una piazza di Forza Italia. Cioè con una qualunque forza politica che non abbia nel proprio albero genealogico i linguaggi del “68 o del Partito Comunista Italiano.
Sarebbe venuto giù il mondo. Alla faccia del pluralismo di cui gli stessi si riempiono la bocca.
Saggiamente indispettito dalla Maraini il rabbino Di Segni – a cui ci accodiamo con rispetto – fa presente che questa posizione sull’ebraismo (velatamente antisemita) è vecchia quanto il marcionismo, eresia condannata in secoli antichi e rimasta come scoria nel manicheismo.
Ed è proprio il manicheismo – il dover dividere cioè tra buoni e cattivi – ad essere il problema.
Chi ha in mano la cultura italiana è guidato da un cieco manicheismo. Solo che c’è un problema, perché sono sicuri su chi mettere dalla parte dei cattivi: i ricchi (a parte se stessi), i capitalisti (a parte se stessi) e i maschi che non si sottomettono ai dogmi del femminismo.
Ma dalla parte dei buoni non sanno più chi mettere.
Così bastano delle sardine che manifestano contro l’opposizione per prendere il posto dei buoni. Almeno nell’orizzonte di Dacia Maraini.
Oltre Dacia Maraini
E mentre i soloni che hanno in mano la nostra cultura italiana ci insegnano che le sardine sono il nuovo Messia e il capitalismo è l’antico male – e gli italiani diventano sempre più poveri, sperduti e depressi – indiani aprono fabbriche riscattando dalla povertà intere città, malesi costruiscono case togliendo dalla fame interi villaggi, arabi contano i soldi diffondendo benessere. E i cinesi comunisti spadroneggiano il capitalismo.
Ma solo perché non hanno intellettuali che li convincono che essere ricchi – e magari maschi – è una colpa da cui ci si può lavare solo sputando nel piatto da cui si sono arricchiti.
La cultura e chi la fa ha una responsabilità infinita nei confronti delle menti di un Paese. La nostra cultura è incapace di sostenere un approccio liberale e moderno, malata com’è di ideologia.
Si continua a gridare – anche giustamente – all’antifascismo ma non ci rende conto che il problema è un altro. Ed è che non ci siamo ancora liberati dalle scorie totalizzanti di quelli che ai tempi dell’URSS sostenevano la più sanguinaria e disumana dittatura della storia dell’umanità. E che oggi vogliono insegnarci cosa siano democrazia, pluralismo. E persino chi sia Gesù.
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