Il nome della rosa in serie TV: che Medioevo ci racconta Eco?

Il nome della rosa è ora anche una serie TV. Tratto dall’OMONIMO LIBRO di Umberto Eco (che bisogna comunque leggere), questa serie tv propone ad un pubblico generalista la storia di Adso da Melk. E dei gialli che si scatenano in una misteriosa abbazia nel “300.

Quando il libro uscì negli anni “80 creò un curioso fenomeno che venne ampliato a dismisura dal successo della riuscitissima trasposizione cinematografica: moltissime persone, di spessore culturale vario, conobbero e scoprirono il Medioevo attraverso le pagine di Umberto Eco.

Che Medioevo ci racconta il nome della rosa?

Naturalmente l’autore filtra il mondo attraverso i suoi occhi. Il Medioevo che Eco racconta è quindi intriso della sua visione del mondo e della storia.

Umberto Eco è stato accusato di essere un esoterista rosacrociano, e il nome della rosa sarebbe intriso dei principi di questa setta. Di certo aveva una visione del mondo atea e materialista. E il Medioevo visto attraverso i suoi occhi appare quindi come un luogo buio e intriso di tutto ciò che a lui non piaceva: il senso di Dio.

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Il Medioevo del nome della rosa è dunque un Medioevo visto da un ateo. Un Medioevo senza Dio. Un intrico di simboli e riferimenti dotti che l’autore affastella mirabilmente fra le parole con cui costruisce la sua storia, ma che perdono del sapore da cui erano originati.

Magari il Medioevo era qualcosa di diverso

Oggi con la serie TV quel fenomeno iniziato negli anni “80 continuerà. Nuove persone conosceranno il Medioevo attraverso Eco, immaginando monaci sodomiti che si uccidono gli uni gli altri per mantenere segreti che potrebbero mandare all’aria la loro visione del mondo.

Peraltro nella serie TV ha trovato più spazio persino Fra’ Dolcino, l’eretico che molti marxisti hanno scelto come mitologia cristiana che avrebbe precorso le rivoluzioni socialiste.

Qualcuno continuerà a raccontare che dietro al sistema di simboli e riferimenti di Eco ci sono i Rosacroce. E le persone continueranno a conoscere il Medioevo dipinto da Eco nel nome della rosa.

Ma magari qualcuno si chiederà anche se si può guardare il Medioevo senza lenti marxiste, radical chic o atee e coglierne magari la vera essenza. E magari scoprirà Tolkien. Il quale, inventandosi il genere fantasy, affermò in letteratura che il senso di Dio che permeava l’umanità deve essere trasposto in mito per poter essere comunicato.

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