Ciclone. L’ho visto esplodere intorno a me diverse volta, mentre ero a Malta nella seconda metà di ottobre 2019. Ed è uno spettacolo che ti avvolge e ti lascia veramente senza fiato. Tanto da poterti entrare dentro, proprio come è successo a me.
Quando questo ciclone atmosferico si è trasformato in una tempesta emotiva stavo scrivendomi con qualcuno su instagram. Il problema è che non ricordo chi fosse! Purtroppo da quando i miei follower sono andati a due cifre, le persone mi scrivono molto e proprio questa volta mi è capitato di dimenticare il nickname della persona che mi stava scrivendo. Mi scuso.
Anzi, se per caso leggerai questo post e ti ricorderai della nostra conversazione dimmelo e se vorrai ti citerò. Oppure no, a tua scelta.
Comunque a questa persona stavo confidando di essere nel pieno di una terribile tempesta emotiva. E lei (doveva essere una donna direi) mi scrisse una domanda che mi è rimasta incisa nella memoria: a tempesta finita cosa sarà rimasto in piedi?
Ho iniziato a chiedermelo, per poi chiedermelo di nuovo, per poi, a ciclone finito, iniziare a cercare una risposta nella vita che tornava a scorrere placida entro l’alveo della sua routine fatta di sole e sale.
E ho cercato di mettere in poesia il fluire insieme doloroso e bellissimo di quei momenti, mentre mi nascondevo nella mia stanzetta spartana di Sliema. Questo è il risultato.
POESIA XV – Ciclone
Come schiaffi che mi flagellano la faccia
Le correnti mischiano ogni certezza
Scardinano il cervello, sconvolgono il cuore
Discutono e distruggono ogni dogma
E osservo il ciclone serbando una domanda:
Quando bonaccia e bel tempo brilleranno di nuovo
Cosa di me sarà rimasto in piedi?
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