Capitolo VI – Un invito a cena
Il satiro si è dileguato dal mio sguardo con la velocità con cui era apparso. Devo agire, sì. Ma per fare cosa? Nel dubbio sono tornato in spiaggia, forse con la speranza di ritrovare l’angelo del mare. Che invece non è apparso. Sono invece caduto vittima dello sguardo di una ragazza. Non l’ho scelta io, è lei che ha guardato me con i suoi profondi occhi blu mentre stavo sotto al sole e io non ho potuto fare a meno di andare a conoscerla. Da un sorriso è arrivata una chiacchierata e dalle parole, sempre più distese, è arrivato il mio invito a cena. Siamo andati a mangiare a Porto Azzurro, in un ristorantino per coppiette. E finalmente sono riuscito a distrarre la mente dai pensieri sulle misteriose creature di questi giorni e dai dubbi sulla mia pazzia. Ci siamo seduti, io ho ordinato una pizza e lei ha ordinato pesce. Ogni volta che alzavo lo sguardo mi ritrovavo come posseduto da quei suoi profondi occhi blu, materni, bellissimi e sensuali. A cena non ha parlato molto e ha sempre risposto in modo molto evasivo a qualunque mia domanda che la riguardasse. Finché, mentre parlavamo di generazioni che cambiano, mi ha fulminato con una domanda: ‘Ma tu vuoi essere aiutato o vuoi fare tutto da solo?’. ‘In che senso?’ ho replicato dubbioso. ‘Nella vita pensi di poter arrivare qualche parte da solo?’. ‘Beh sì…’. ‘E quindi perché non l’hai ancora salvata?’. Il sangue mi si gelò nelle vene. E mentre continuavo a guardarla in quei fantasmagorici occhi blu sentii la testa che mi girava, i sensi che mi abbandonavano e caddi nel nulla. Non ho idea di cosa sia poi successo ma mi sono risvegliato all’alba, steso su uno scoglio in riva al mare, completamente nudo ed avvolto in un sottile strato di alghe impastate di sale. Mi sono alzato, mi sono scrollato di dosso quelle alghe. E mi sono ritrovato dentro una strana e potentissima consapevolezza: ora so esattamente cosa devo fare.
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