Ogni giorno di più mi rendo conto che Dio è vita. E la vita è imprevedibile. Il cammino della fede è quindi una roba seria e complessa. Per arrivarci, laggiù nelle nostre profondità, bisogna sudare e sputare sangue. Bisogna aver sentito addosso il fuoco del vivere ed essersi bruciati, aver sperimentato nella carne il dolore che provocano i chiodi dell’esistenza, bisogna aver squarciato la propria vita ed aver sofferto le piaghe dell’esperienza. Ed allora si inizia a vedere e capire cosa c’è al di là del muro della banalità della propria routine, oltre l’orizzonte del proprio io, al di là dello steccato delle proprie certezze. E Dio appare senza troppi discorsi. E Dio è vita.
Prima di allora parlare di Dio rischia di essere una chiacchierata fra benpensanti che prendono un the pieno di noia. Un dialogo senza vita. Chi è protetto dalle mura dello status sociale, chi si riempie la testa di facili illusioni che tendono all’immortalità, chi idolatra il proprio potere, per quanto piccolo o grande esso sia, non potrà mai vedere cosa c’è al di là di sé. Mai, fin quando le mura e le certezze crolleranno. Ed allora che dolore!
E poi c’è il problema dell’ego. Quello non è vita. Ci sono intere generazioni di persone con la testa da “figli unici”, spesso viziati ed abituati ad avere tutto ciò che desiderano. Bambini cresciuti che hanno nella propria cartucciera un unico verbo: voglio. E con quello contano di spiegare il mondo e di costruire la propria solitaria felicità. Egoisti, egocentrici… In un mondo di egotici parlare di Dio è come parlare del mare a un montanaro che non è mai uscito dalla propria valle: non riesce neanche ad immaginarselo, se non come freddo e vago concetto. Ma quando si è figli di Dio non si è mai figli unici.
C’è un bel lavoro “di vita” da fare per parlare di Dio. Perchè Dio è vita. Per questo vado su tutte le furie quando incontro persone ancora convinte che qualche ora di catechismo in parrocchia, magari passata a giocare a calcio, daranno ai bambini e ai ragazzi quello che serve per fare i conti con Dio. Serve meno forma e più vita, tanta vita. Vita fatta di uscite, serate, incontri sbagliati, corpi che si vogliono incontrare, corpi che si incontrano, menti che si pentono, menti che non capiscono, videogiochi e competizioni, litigi e rappacificamenti, fallimenti e cadute, riprese e fallimenti, no e sì. Parole, parole che raccontano mondi in cui ci tuffiamo e rischiamo ogni volta di affogare. E che senza Amore di Dio non danno vita.
Ecco, tutto questo e molto altro è vita. E solo vivendola scopriremo che al di là di essa, sopra essa e soprattutto dentro essa c’è ciò che conta. Dio. Che ci attende sempre a braccia aperte.
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