Dio ha un nome. Ma è tutta una questione di nickname. Dipende dal social network in cui l’hai incontrato. Se lo hai incrociato nella piattaforma islamica ti suona bene chiamarlo “Allah”. Se sei nel network ebraico lo chiami “Adonai” o “Elohim”. Se lo hai incontrato fra i testimoni di Geova, lo chiami, ovviamente, “Geova”. Se l’hai visto in un ambiente new age lo chiami “universo”. Se lo hai pensato in un tempio massonico lo chiami “grande architetto dell’universo”. Se lo avessi intravisto fra gli hindu gli avresti dato mille e mille nomi diversi, ognuno per ciascuna sua manifestazione. Fossi stato fra i pellerossa lo chiameresti Manitù. Se non lo hai conosciuto ti piace magari bestemmiarlo. Dio ha un nome. Ma noi gliene diamo tanti.
Io sono nato e cresciuto nel social network cattolico e mi vien bene chiamarlo “Dio”. A dire il vero pare che Lui gradisca, perché quando lo chiamo con questo nome è solito rispondermi con gentilezza e misericordia. Quale che sia il nome con cui lo chiami, parliamo più o meno della stessa cosa, del mistero che ha creato il mondo e che non si spiega se non con il cuore.
Ma quando si è iscritto al nostro social network umano ha usato un nome, e uno soltanto. Un nome magico che va dritto al cuore e ti fa rabbrividire solo a dirlo: “Gesù”. Questo nome qui non ha sinonimi o contrari – al massimo qualche traduzione – si pronuncia tutto d’un fiato e racconta una storia che è contenuta da 2000 anni nel Vangelo. E nei cuori di chi continua a raccontarlo, nella propria umana debolezza, con parole fatte di amore e di misericordia.
Il nome di Gesù fa la differenza. Perché nel momento in cui lo dici stai chiedendo a te stesso e al tuo interlocutore se credete che Gesù sia Dio e che sia risorto come viene raccontato nel Vangelo. Ed è in questo che sta la differenza. Se Gesù è risorto qualche domanda scatterà pur dentro, no?
Insomma, chiama pure Dio come vuoi tu. Ma pronuncia il nome di Gesù così come è scritto e sarà lui a condurti là dove non pensi.
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