Janfigores: ma che significa? Ecco svelato il mistero. E finita l’avventura
Janfigores. Questo è un video inutile, ma ve lo devo. In questi mesi ho pubblicato video e anche qualche contenuto firmandomi con questo pseudonimo. Me lo avete chiesto in molti. “ma che cacchio è sto Janfigores?”.
E perché tirare fuori questo nome? Non era una pagliacciata? D’altra parte le pagliacciate sono una delle cose più divertenti che mi diletti a fare.
In realtà per me c’era dietro qualcosa di molto più profondo. Era una cosa mia. È semplice. Avevo bisogno di un nome diverso. Un nome per uscire da un periodo molto brutto della mia vita. Un periodo in cui avevo perso molti dei riferimenti che sin lì mi avevano guidato. E così questo nome è stato una specie di bozzolo in cui nascondermi per cercare di tornare farfalla. O come magari direbbero i guru modernisti, era un “temporary brand”.
E sapete cosa significa questa parola? Me l’avete chiesto tutti, quindi la risposta è no. Ovviamente. Avevo già svelato a qualcuno che il nome di per sé era semplicemente il mio cognome tradotto in un’altra lingua. Sì, ma quale? Ci avete provato: spagnolo, portoghese, slavo… No. Ampezzano. La lingua che si parla a Cortina. Cortina d’Ampezzo, appunto. Il luogo che nel mondo più porto nel cuore. Insieme alla mia Romagna ovviamente.
Ma ho deciso che quel periodo è finito. E contro qualunque consiglio degli amici esperti di marketing, web marketing, brand management e tutto il resto della saggezza contemporanea, qui saluto Janfigores. E torno me stesso. Paolo Gambi. Con tutta la mia storia, che mi pesa e mi caratterizza. Con tutte le cose buone e tutti gli errori che ho fatto. Farò dire una Messa da requiem per Janfigores. E torno vostro, modestamente, Paolo Gambi.
Janfigores è morto. Evviva Janfigores.
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