Benaltrismo: il mio comizio in sua spassionata difesa

Benaltrismo: il mio comizio in sua spassionata difesa

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Ho iniziato la mia carriera tagliando gomme di auto. Mi davano 50 euro, io tagliavo e qualcuno era contento. Qualcun altro no, ma pazienza. Finché non ho tagliato le gomme della mia macchina. E dire che il mandante ero sempre io.

Visto che ero bravissimo mi chiesero di fare qualche piccola rapina. Mi rifiutai scandalizzato, da buon moralista: o roba grossa o niente.

Ho assaltato un portavalori davanti agli occhi dei passanti. Nessuno ha mosso un dito. Anche perché di fronte al mio mitra non so cosa avrebbe potuto fare un dito che ciondola. A meno che non fosse stato attaccato a una pistola. Come quella del carabiniere che per fermarmi mi ha sparato.

Lui è finito sotto processo. Io no, perché nessuno è riuscito a riconoscermi: avevo il passamontagna. Anche se lo tenevo in tasca.

Con i soldi della rapina mi sono comprato un bar. Che poi è diventato un ristorante giapponese fatto da cinesi, poi una bisca, poi una sala slot abusiva, poi un bordello. Sempre con lo stesso personale. O almeno così mi dice Chang, che lavora con me da 30 anni e non invecchia mai. Solo ogni tanto cambia statura.

Quando ho iniziato con la bisca qualcuno si è lamentato. E io ho detto “con tutto quello che succede, droga e furti, tu ti lamenti per così poco?”. E l’ho convinto che la bisca non era poi un gran problema.

Qualcun altro ha iniziato a lamentarsi quando ho iniziato a spacciare coca. E io ho detto “con tutto quello che succede, stupri e omicidi, tu ti lamenti per così poco?”. E ha pensato che un po’ di spaccio non avrebbe poi cambiato questo mondo già marcio.

Ho iniziato ad avere qualche problema di benaltrismo solo dopo che dagli stupri di massa sono passato ad organizzare genocidi.

Oggi mi guadagno da vivere onestamente. Ho uno stipendio fisso a vita e molti benefits. Faccio il deputato.

E sai perché? Perché mi hanno votato. Quelli che non mi hanno dato un ceffone quando tagliavo le gomme, che non mi hanno denunciato quando hanno visto la rapina, che sono venuti nella mia bisca, nella mia sala slot abusiva o nel mio bordello pur sapendo che era tutto illegale. Perché tanto “ci sono cose peggiori”.

Vivo grazie al benaltrismo. “Ci vuole ben altro!”, “i problemi sono altri!”. Frasi magiche che mi fanno gioire più delle cambogiane che faccio venire via mare nei container per riempire la mia catena di bordelli.

Benaltrismo. Continuate a tenerlo stretto fra i neuroni quando vedete qualcosa che non va, che non quadra, o che solo non vi piace. Se qualcuno butta una sigaretta per terra pensate quanto pesa rispetto al fatto che la Corea del Nord ha l’atomica. Se vedete un pirata della strada non denunciatelo, ma pensate che è niente rispetto alla fame nel mondo. Se vedete qualcuno che ruba al supermercato ditevi: “cosa vuoi che sia, guarda cosa succede in Siria”.

Per favore, continuate così, non abbandonate il benaltrismo. Altrimenti finirà che il mondo diventerà davvero un posto migliore. E di lì io verrei cacciato a calci.


Commenti

Una risposta a “Benaltrismo: il mio comizio in sua spassionata difesa”

  1. Avatar Martino
    Martino

    Sebbene non benealtrista (ma nemmeno Don Quijote), ho apprezzato il tuo racconto. In effetti sul social si parla tanto degli “altri problemi”. Io devo dire pero’ che non ho ben capito quali siano, perche’ quando escludi qualsiasi cosa, che rimane ? Ho il vago pensiero che non ci siano dei reali “altri problemi” ma che sia un’invenzione della gente per incutere timore ai piccoli. Se non mangi tutta la minestra ti arrivano “altri problemi” che rimpiangerai di non averla mangiata. No dai scherzo. Gli altri problemi sono in realtà tutto ciò che non ci va bene e sono sempre quelli. L’errore dei benealtristi però e’ considerarli mutualmente esclusivi, quando potrebbero essere raccolti tutti in un unico calderone di problemi da risolvere. Chissà, forse deriva dal fatto che l’uomo in senso maschile, può applicarsi per cercare di risolvere un unico problema per volta ?

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