Patacca: 9 usi pratici della parola più magica del mondo
Patacca: ne scrivo una, ne voglio tanta. Sono proprio un patacca ma mi spatacco. Esiste una parola magica come questa? La parola è germogliata chissà dove, nei mari del Sud o in Francia, chissà. Ma piantata fra le zolle della terra romagnola è diventata un termine magico, dai mille usi praticamente intraducibili.
Si potrebbe a lungo dibattere se in romagnolo si scriva con una o due “c”. Ma tradotta in italiano le due “c” restano in un suono che fa ridere solo a sentirlo.
Ecco allora 9 usi pratici del termine:
- Sei un gran patacca. Indirizzato verso un uomo gli stai dicendo che è un combinato disposto fra un minchione, uno sciocco e uno sbruffone. Ma non è offensivo, è qualcosa di molto romagnolo. Forse è proprio un gene di una tribù estinta che sopravvive nelle teste dure di alcuni. E che ha trovato fortuna anche altrove. Come tutte le espressioni romagnole è corredata da un rafforzativo tipo “gran”. Perché i romagnoli le cose o le fanno grandi o non le fanno per niente.
- Valà patacca. Se invece metti la magica parola insieme all’altra magia, quella del “valà”, il tutto si stempera in una espressione affettuosa e quasi vezzeggiativa, da dire con il braccio che sale simbolicamente dal basso verso l’alto, mandando l’interlocutore chissà dove. Con il sorriso sulle labbra.
- Fatta patacca. Un altro universo si apre se declini il termine al femminile. Che può significare molte cose diverse a seconda di come utilizzata. L’espressione che mette “fatta” prima del termine magico emerge quando nel contesto spicca una figura femminile di particolare bellezza, o meglio ancora di evidente sensualità.
- Hai una patacca (sulla camicia, per esempio). Patacca al femminile può anche significare semplicemente una macchia. Di quelle che si fanno mangiando senza bavaglio tagliatelle al ragù.
- Indossi una patacca. Se invece la indossi significa che stai mettendo una onorificenza falsa. Che cioè consideri come un cavalierato la spilla del circolo degli amici della carnazza.
- Mi ha venduto una patacca. Se poi la patacca te la vendono non significa che ti sei fermato sull’Adriatica, ma che qualcuno ad un qualche mercatino ti ha rifilato una moneta, un orologio o un qualche oggetto che pensavi di valore ma che invece è falso.
- Mi spatacco. Se trasformi la magica parola in un verbo, “spataccarsi” finisci per dire che ti diverti da morire, con risate e “sgrigna” annesse.
- Non dire pataccate. Se invece trasformi la magica parola in un’azione compiuta, e la rendi oggetto del dire, potresti indicare semplicemente una sbruffonata, una di quelle menzogne dette per farti bello, ma che sono talmente evidenti che si smascherano da sole.
- Hai fatto una pataccata. Se invece l’azione compiuta è oggetto di un “fare”, potrebbe consistere in un’azione talmente stupida che si può giustificare solo con il tuo gene di quella tribù estinta.
Esistono altri usi del termine “patacca”? Magari in coreano…
MAGARI TI INTERESSA ANCHE 33 MOTIVI PER ESSERE FIERI DELLA ROMAGNA
MAGARI TI INTERESSA ANCHE LE 10 PAROLE ROMAGNOLE CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA
P.S. Qualcuno mi ha chiesto cosa c’entri la foto. Ovviamente è in riferimento al punto 5, riferito alla spilla del soggetto.
Lascia un commento