L’autobus della felicità. Era metà novembre 2018. Ero ancora a Malta. Ancora a godere del tepore di un’estate che si stende lunga fino alle pendici del Natale. E quell’isola è uno dei pochi posti in cui mi ritrovo a sedermi su un autobus.
Sarà forse anche per quello che ho portato dentro al più popolare dei mezzi pubblici ciò che lì a Malta mi ritrovavo a vedere: gente con tanti soldi e con la voglia di mostrarli, anzi, di ostentarli. In ogni angolo c’è qualche straniero o qualche maltese che vuole gridare al mondo che è diventato ricco.
Quella dell’ostentazione del danaro – che di solito chi ostenta non ha – è una perversione in cui non solo non sono mai caduto ma che ho spesso disprezzato. Ovunque mi sia trovato.
E la reazione mia più comune di fronte a questi tipi di azioni di solito è andarmene. E non c’è posto migliore in cui andarsene, quando sei a Malta, degli scogli in cui, finiti i fuochi estivi, ci si ritrova soli con se stessi e con quei pochi che capiscono come 25 gradi sono 25 gradi anche se il calendario dice “novembre”.
In più, proprio sotto Tignè Point, ci sono molti passerotti abituati ad interagire con la gente. Ed è la loro compagnia che mi ha regalato tanti bei momenti di semplice serenità. Mentre gli altri rombavano su macchinoni.
Poesia XXI – L’autobus della felicità
A Saint Julian’s sfilano lussuose modelle,
A Portomaso parcheggiano le Porsche,
e tutti si dannano per il danaro.
Io me ne sto su uno scoglio nascosto
A porgere pane ai passerotti.
Sole, semplicità e un sorriso:
Ecco la fermata per la felicità.
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