Napoli: troviamo un Re e si ritornerà a sognare
Napoli è un luogo che mi ha messo dentro molte emozioni e molti pensieri. Perchè Napoli è un mondo a sè stante. E se ti piglia ti entra dentro e inizia a metterti in discussione.
Almeno a me è successo così. E da romagnolo non posso che dire che mi sono innamorato di Napoli.
La differenza tra una napoletano e un romagnolo è che se anche rimani a Napoli 30 anni il napoletano ti dirà: “non conosci Napoli e non puoi capirla”. Il romagnolo dopo cinque minuti che sei arrivato ti dà una pacca sulla spalla dicendoti “ora sei dei nostri”.
Quindi è difficile per un romagnolo parlare dell’universo partenopeo sperando di essere ascoltato. Ma visto che mi sono un po’ innamorato di questa città vorrei comunque provarci.
Intanto sfanghiamola subito: non voglio scrivere neanche una riga sulla Camorra. Ci pensa già Saviano e Gomorra a ricordare continuamente a tutti che è a Napoli. Anche perchè a me sembra che sta storia della Camorra a volte sia un po’ una scusa. Una scusa per non cambiare.
“Gli autobus sono in ritardo”.
“Eh”… e sottintendi la Camorra.
“Il museo è chiuso in un giorno di punta”.
“Eh”… e sottintendi la Camorra.
“Le strade son sporche”.
“Eh”… e sottintendi la Camorra.
Se io fossi napoletano romperei l’anima ai dirigenti dell’azienda trasporti per dare il mio contributo al miglioramento del servizio, pianterei grane colossali al direttore del museo e mi pulirei la strada sotto casa, magari organizzandomi coi vicini.
E a occhio e croce i camorristi continuerebbero a spacciare, a far traffici e tutto il resto, fregandosene se sotto casa mia c’è sporco o pulito.
Però capisco che non deve essere facile convivere con la rassegnazione.
Detto questo solo grazie ad un Cicerone d’eccezione sono riuscito a capire una cosa che dovrebbe apparire a tutti elementare: che Napoli è la capitale del Sud. Non solo. Sarebbe la naturale candidata ad essere la capitale del mediterraneo sud occidentale.
La sua storia, che trasuda ovunque, racconta i momenti in cui questa città era realmente una capitale europea. Ed il degrado che trasuda in modo ancor più vistoso ricorda anche che non lo è più.
Se io fossi napoletano sarei di certo monarchico. Ah, aspetta, ma io lo sono già. Allora forse sarei neoborbonico. Ma di quelli parecchio incacchiati.
Perché questa città ha bisogno di un Re. Un sovrano mitologico in cui riflettere le proprie speranze ed in cui trovar argine alla propria scoppiettante anima. Perché Napoli è femmina, e come ogni femmina è forza creatrice che si espande all’infinito. Il Re è maschio, e come ogni maschio pone ragione e razionalità a questa espansione.
Ma questo Re bisogna che non sia Maradona o uno degli idoli autoreferenziali della musica o della tv che ai napoletani piace tanto mettere su un piedistallo. No. Quelli servono a distrarsi. Un Re deve veramente essere un Re con la corona e lo scettro.
Insomma, tutti i miei pensieri su Napoli si riassumono in questo: se vogliamo che la città torni a sognare troviamo un Re. Un Re per Napoli.
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