Preti gay
Visto che varie persone mi hanno esplicitamente chiesto un commento su questo tema dei preti gay ci tengo a ricordare queste cinque cose:
- Essere omosessuali non è un peccato di per sé. Così come non lo è essere eterosessuali. La tendenza e i gusti sessuali non sono un peccato. L’omosessualità non è un peccato per la Chiesa. Se un omosessuale pratica sesso commette un peccato proprio come quando un eterosessuale fa il libertino in giro. Ma non è la propria identità a costituire peccato. Pecchiamo tutti. Il vero problema sta nella mancata comprensione di cosa sia il peccato. Tutti pecchiamo, tutti commettiamo errori che ci allontanano da Dio. Fa parte della nostra natura umana. Ma Dio è giudice giusto e misericordioso e Lui, e solo Lui, ci potrà giudicare. E questo dovrebbe essere il presupposto di fondo sempre quando si parla di preti gay.
- I preti non fanno voto di castità. Fanno promessa di celibato. Questo significa che un prete che pratica sesso, con una donna o con un uomo, non rompe un voto. Un religioso, che ha fatto voto di castità, invece sì.
- I preti non sono l’orizzonte della Chiesa. Quando si parla di preti gay si parla solo di preti e vescovi. I preti saranno 100 mila. I cattolici 1 miliardo. Sarebbe forse più interessante vedere come in quel miliardo c’è spazio per tutti, omosessuali ed eterosessuali, trans e lesbiche, alti e bassi, neri e bianchi. Aggiungerei: spesso nonostante siano molti preti a far di tutto perché così non sia.
- Fare outing non è di per sé virtù. Sia per preti gay o eterosessuali che per laici. Ciò che una persona fa a letto (o che lì vorrebbe fare) appartiene alla sua sfera più intima, e non è detto che mantenere riservatezza su questo non sia virtù, piuttosto che sbandierarlo. Siamo tutti liberi di manifestare ciò che preferiamo fare tra le lenzuola, ma dovremmo esserlo altrettanto di non farlo.
- L’orgoglio è un vizio capitale. Al pari di lussuria, superbia, gola, accidia, avarizia, invidia, l’orgoglio è un vizio capitale. È forse quasi peccato più grave avere orgoglio della propria identità, omosessuale o eterosessuale che sia, che viverla in libertinaggio. Bisognerebbe pensarci bene prima di innalzare vessilli.
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